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Fori Imperiali
 

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I Fori Imperiali

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ForiIl Progetto Fori Imperiali ha preso formalmente avvio il 21 aprile 1998, sia per completare la prima campagna di scavi realizzata pochi anni orsono nel Foro di Nerva, sia per consentire a lavori ultimati di rimettere in luce ancora più della metà della superficie originaria dei Fori, fino a pochi mesi fa neppure immaginata dalla maggior parte dei visitatori dell’area archeologica.

Si sono pertanto aperti tre cantieri di scavo pertinenti all’area del Foro di Cesare, a quella del Templum Pacis, il cosiddetto Foro della Pace ed infine all’area del Foro di Traiano, per complessivi 15.000 mq di estensione, certamente dunque il più grande ed impegnativo scavo urbano finora realizzato.

ForiI tre cantieri sono stati aperti contemporaneamente e le indagini archeologiche proseguono oramai da sei mesi parallelamente nelle tre aree: in realtà si tratta di un unico immenso cantiere, affidato a tre imprese edili diverse e a tre diverse cooperative formate da personale tecnico-scientifico, che garantisce l’assistenza alle operazioni di scavo e la documentazione di tutti i livelli indagati, sotto la costante direzione della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma.

I risultati sinora raggiunti non si discostano da quelli già ottenuti durante i lavori nel Foro di Nerva: si sono rimesse in luce ovunque le cantine degli edifici del quartiere Alessandrino, edificato alla fine del ‘500 sull’area originariamente occupata dai Fori e sbancato nel corso degli anni trenta per la costruzione di via dell’Impero, con demolizioni che erano state condotte ben sotto il livello di calpestio. Venne impedita in tal modo la conservazione delle volte delle cantine stesse, i cui pavimenti sono stati individuati a circa 2 metri sopra i piani pavimentali antichi.
L’asportazione degli interri relativi alla sistemazione ad aiuole, realizzata nel corso degli anni trenta, ha consentito anche di mettere in luce il reticolo di strade e muri di fondazione del quartiere Alessandrino.

ForiSono oggi così nuovamente visibili l’asse via Cremona - via della Salara Vecchia nel Foro di Cesare, la via del Sole e di S. Lorenzo in Miranda nel Foro della Pace, la via del Prionato e la via dei Carbonari nel Foro di Traiano.
Le arterie delimitavano una serie di isolati adibiti ad abitazioni private, delle quali le ricerche archivistiche compiute precedentemente all’inizio dei lavori hanno a volte chiarito anche la destinazione, come quello di cui sono tornate in luce le cantine del Foro della Pace e che originariamente consisteva in una cooperativa di parrucchieri sorta alla fine del 1800.

Nel Foro di Cesare, invece, le operazioni di predisposizione dell’area hanno condotto immediatamente alla scoperta delle strutture di fondazione del fabbricato della nuova Accademia di S.Luca, iniziata nel 1932 dopo la demolizione del cantiere e mai condotta a termine. All'Accademia appartiene la vicina Chiesa dei SS. Luca e Martina, opera di Pietro da Cortona.

ForiLo scavo di due cortili ha invece consentito lo svuotamento di un’ampia fossa cinquecentesca, probabilmente connessa all’attività dei cavatori di materiali antichi, che giunge al livello di calpestio del Foro di Cesare, tagliando una serie di strati argillosi, non ancora scavati, ma molto probabilmente relativi ad attività di coltivazioni di epoca medioevale.

Attualmente si è messa in luce gran parte della pavimentazione imperiale e del Portico del Foro di Cesare.

Nel Foro della Pace si sono già potute iniziare le operazioni archeologiche vere e proprie: in due settori del cantiere si sono infatti identificate stratificazioni e strutture relative a due distinti periodi di utilizzazione dell’area, l’impianto del cantiere per la costruzione del quartiere Alessandrino nel corso del primo decennio del 1600 e la fase di utilizzazione agricola precedente tale intervento.

Le modalità di impianto del quartiere tardocinquecentesco sono emerse in questo settore dello scavo con grande chiarezza: a partire dal livello precedente l’intervento di urbanizzazione sono state gettate delle grandi fondazioni su barulle (archi ribassati a tutto sesto) che delimitano gli isolati e con la medesima tecnica vennero gettati dei muri perpendicolari a via Alessandrina per suddividere a nord alcuni lotti di edifici, mentre il fabbricato a sud della strada non venne suddiviso perché fin dall’inizio ad area a giardino relativa alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano, che sorse al di sopra delle strutture del Foro stesso.

Al di sotto del livello relativo alla costruzione del quartiere Alessandrino, lo scavo ha messo in luce una serie di strati corrispondenti ad attività di coltivazione dell’area durante tutto il periodo rinascimentale e bassomedievale, mentre in alcuni settori si è raggiunta la quota di circa m. 17,50 sul livello del mare, con una serie di allineamenti costituiti da rocchi e basi di colonne forse pertinenti all’originario apparato architettonico del Foro della Pace, poggiati su livelli altomedioevali e dunque chiaramente riutilizzati.

Nel Foro di Traiano, nell’area delimitata dalle vecchie sedi stradali, si sono chiaramente evidenziati due isolati di abitazioni di epoca moderna ed un isolato intermedio al centro del quale campeggia un’aula rettangolare di mt. 10x30, la cui tecnica edilizia in tufelli all’interno e in laterizio all’esterno permette di datarla tra la fine del XII e la metà del XIII secolo.

All’interno dell’aula sorse nel 1600 la Chiesa di S.Urbano, poi demolita nel corso degli anni trenta, ma la cui originaria edificazione, insieme con il Convento delle Suore ad essa connesso sappiamo con certezza che avvenne tra il 1263 e il 1264.

Attualmente l’edificio duecentesco è ancora in fase di scavo, tuttavia si comincia anche a tentare di interpretare quanto sinora emerso, poiché le fonti ricordano nell’area l’esistenza di un ospedale del vicino Priorato dei Cavalieri dell’ordine di Malta, ma anche di una "domus" della nobile famiglia Bianco.

E’ evidente che la ricerca archeologica nelle tre aree forensi è indirizzata soprattutto a conoscere quanto più possibile circa la topografia e l’urbanizzazione dei Fori Imperiali, tuttavia proprio in questi ultimi giorni si è potuto rimettere in luce anche un prezioso elemento dell’apparato decorativo del Foro di Traiano.

Nel settore relativo al convento annesso alla Chiesa di S.Urbano è stata rinvenuta una statua acefala raffigurante un prigioniero dace, certamente riferita alla monumentalizzazione del Foro dopo la vittoriosa guerra di Traiano contro la Dacia, quando almeno 60 statue di Daci furono poste a più di m. 15 di altezza, al di sopra del porticato.
La statua alta m. 1,70 è mancante anche della parte inferiore delle gambe e probabilmente in origine doveva raggiungere l’altezza di m. 2,40 come le altre analoghe rinvenute durante i lavori condotti tra gli anni venti e trenta a oggi conservate in alcuni musei italiani ed esteri.
L’opera è in marmo di Luni, di ottima fattura e molto ben conservata: si evidenzia subito la corta tunica panneggiata posta su una sorta di "brache" che coprivano il ginocchio, risalta la posizione delle braccia incrociate, poiché il pur rispettato nemico era sempre riprodotto con le mani legate
Accanto alla statua sono emersi anche un’iscrizione del II sec. d.C. e uno splendido frammento architettonico in marmo giallo antico, decorato con foglie di vite, mentre ancora si sta scavando il resto del settore, che sembra comunque ancora ricco di altri frammenti marmorei.

Non può sfuggire a nessuno l’importanza del ritrovamento, poiché oltre al valore storico della statua si sta dimostrando con dati di fatto che la complessiva area dei Fori Imperiali non è mai stata scavata archeologicamente neppure nel corso degli anni trenta.

Le indagini stratigrafiche che si stanno conducendo all’interno dei Fori rilevano sempre più consistentemente che tutto è ancora come nei secoli XI e XII, quando il sito venne abbandonato e cominciò la fase dei crolli e delle depredazione, delle ruberie e delle più disparate riutilizzazioni dei materiali antichi.
Quando la fase di distruzione si concluse ebbe inizio quella della formazione di orti e zone di coltivazione e in quella terra è ancora sepolto un inestimabile tesoro!

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