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Fori Imperiali
 

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Panem et Circenses

Fu Giovenale a coniare questo sistema, meccanismo di potere influentissimo sulle masse romane. "Panem et Circenses", letteralmente "pane e giochi" era la formula del benessere popolare e quindi politico: distribuzione di generi alimentari, bagni e terme pubbliche da un lato, gladiatori, belve esotiche, corse coi carri, competizioni sportive e rappresentazioni teatrali dall'altro lato. Un vero strumento in mano agli Imperatori per sedare i malumori popolari, che col tempo ebbero voce proprio in quei luoghi di spettacolo.

gladiatoriL'area dei Fori era, prima della costruzione degli edifici relativi alle funzioni di centro amministrativo della città, teatro di combattimenti tra gladiatori. Se ne trovano memorie risalenti al 122 a.C.. Attorno alla piazza del Foro Romano erano state costruite delle tribune riservate a spettatori di riguardo, escludendo i ceti poveri. Caio Gracco successivamente fece demolire le tribune guadagnando il favore dei cittadini comuni.
L'organizzazione dei giochi era l'occasione per scalare i vertici della popolarità politica: questo meccanismo degenerò in spettacoli così sfarzosi da divenire "folli", come descritto poi da Livio.

gladiatoriCesare, in gioventù, era famoso per la magnificenza dei giochi da lui organizzati, poiché faceva combattere centinaia di gladiatori. I suoi avversari politici furono preoccupati dall'ambizione di questo nuovo avversario, ma egli riuscì a farsi la fama di generoso amico del popolo. Cesare organizzava questi giochi facendosi prestare molto denaro, che fu poi ben investito nella propaganda che lo portò ad assumere cariche che gli permisero di restituire fino al centesimo tutto i soldi ricevuti in prestito.
Quella di Cesare per i giochi era una vera passione, oltre che un calcolo politico: la gente gli era grata e gli venivano procurati cariche e onori in quantità. Cesare viene ancor oggi celebrato come uno dei personaggi di spicco della romanità: è con Cesare che si dà inizio all'Impero.

gladiatoriIl pubblico, coi tempi, diventò sempre più esigente e si arrivò a organizzare spettacoli sempre più belli e costosi: Ottaviano Augusto, figlio adottivo di Cesare, principe di Roma, organizzava giochi "straordinari" dove si battevano 10.000 uomini e 3.500 belve africane. Anche Traiano, nel 107 d.C., in occasione della vittoria contro i Daci, organizzò combattimenti con oltre 10.000 gladiatori in un periodo di feste lungo 123 giorni, durante il quale furono uccise 11.000 belve. Questo record non fu mai superato, dato che Traiano in quella guerra fece suo un bottino di 10.000.000 di chili d'oro, 20 milioni di chili d'argento e 500.000 schiavi.

Anche le province avevano i loro giochi, che si svolgevano negli anfiteatri costruiti dai Romani in tutto l'Impero: Francia, Spagna, Britannia e tutta Italia. I notabili di ogni città acquistavano prestigio nell'organizzare i giochi e l'Impero Romano guadagnava popolarità. Certo, combattevano solo qualche decina di gladiatori, nulla a che vedere con gli sfarzi di Roma.

La maggior parte dei gladiatori erano prigionieri di guerra, schiavi spesso costretti a combattere per sopravvivere. Anche i criminali condannati venivano portati nell'arena per essere quasi certamente uccisi "ad gladium", ovvero alla spada, oppure "ad bestias", con le belve feroci. Gli auctorati erano invece combattenti per libera scelta, persone sprezzanti del periocolo che volevano arricchirsi dei premi in palio. Alcuni tra questi erano veri eroi popolari.
I gladiatori erano Germanici, Spagnoli, Galli, Britanni, neri africani, nomadi russi, ebrei di Gerusalemme. Questo aveva anche un significato politico: utilizzare il nemico sconfitto per divertire il popolo era un trionfo nella vittoria.
Le belve erano elefanti, tigri, leoni, ippopotami, gazzelle, pantere, cammelli, cinghiali, tori, cervi, leopardi, alci. Solo in pochi si salvavano andando nello zoo dell'Imperatore; gli altri venivano crudelmente uccisi.

Spesso i giochi erano eccessi di violenza e sopruso, come quando Caligola mandò a combattere innocenti presi tra il pubblico perché i gladiatori si erano uccisi troppo velocemente: ai disgraziati fu tagliata la lingua affinché non potessero chiamare aiuto.

Il Colosseo, l'anfiteatro Flavio, fu costruito dal 70 d.C. in dieci anni; era il più grande e magnifico monumento dedicato ai giochi coi suoi 50 metri su 4 piani, con un diametro di 188 metri, costruito con 100.000 metri cubi di marmo travertino e 300 tonnellate di ferro, capace di oltre 50.000 posti a sedere.

Il Circo Massimo fu l'edificio più grandioso per spettacoli pubblici mai costruito. Ornato di statue, decorato di metalli nobili, era il luogo per assistere alle corse coi carri. Lungo 650 metri e largo 125, aveva 150.000 posti a sedere inizialmente. Dopo la ristrutturazione voluta da Traiano tra il 100 e il 104 d.C., i posti a sedere diventarono 350.000. Molte attività e negozi avevano sede nel Circo Massimo.  Le corse che vi si svolgevano avevano regole precise che sfociavano in violenza, molto gradita dal pubblico.

Ma non vi erano solo spettacoli violenti e crudeli. Il teatro era uno dei luoghi preferiti dai Romani, specie da quelli in cerca di un partner. Lo scrive Ovidio nel 2 a.C. nell'"Arte d'Amare", libro audace e un po' osceno sulle astuzie e i trucchi per trovare una fidanzata o liberarsi del marito geloso.
Nel II secolo a.C. si esibivano i mimi, più tardi le prime rappresentazioni commediografe, le tragedie, le pantomime, le "canzonette". Allora come oggi fenomeni di divismo, critiche, scandali erano parte del sistema.

Originariamente i teatri erano costruiti in legno e dunque spesso erano distrutti dagli incendi. Il primo teatro in pietra fu costruito nel 55 a.C. da Pompeo, non lontano dalla Curia di Pompeo stesso, luogo dell'uccisione di Giulio Cesare.  Il teatro di Marcello, inaugurato nell'11 a.C., era un luogo rinomato per la qualità degli spettacoli. Ma non mancavano teatri in ogni parte dell'Impero, da occidente a oriente.

Il bagno era un'attività ricreativa che esaltava le qualità della vita. Ma era anche un bisogno poco sentito dalle persone, che fino ad allora avevano difficoltà a lavarsi anche nelle case patrizie. L'invenzione dei bagni pubblici, nel II secolo a.C., porta a una soluzione costituendo contemporaneamente un aspetto della vita sociale e anche un luogo di trasgressione. Spesso i bagni erano Terme, ovvero acque benefiche, come quelle di Agrippa (25 a.C.), il più grande stabilimento termale di Roma.
Nelle terme si giocava anche a palla, ci si scambiava opinioni, si perdeva tempo.


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Negli altri capitoli potete trovare il notiziario sull'avanzamento degli scavi archeologici nella zona dei Fori Imperiali, la WebView in diretta sui Fori, le ricostruzioni degli antichi edifici, i detti e le curiosità sulla vita degli Antichi Romani. Selezionate il capitolo tra i quattro titoli nella colonna nera di destra.

 

 

 

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